La partecipazione attiva di chi ha subito un’ingiustizia a interventi riparativi dopo il reato è cruciale per la comprensione della criminalità. Nel tentativo di rafforzare la propria autodeterminazione e di soddisfare i bisogni personali, le vittime non fanno altro che contribuire alla creazione di una società più sicura.
Il progetto VICTIMS AND RJ (Victims and their justice motives in a restorative intervention), finanziato dall’UE, ha tentato di capire i motivi che spingono le vittime di un reato a partecipare a interventi di giustizia riparativa. Questa pratica prevede l’instaurazione di un dialogo tra vittima e carnefice, ferme restando tuttavia la reciproca volontà di impegnarsi in questo percorso e l’ammissione della colpa da parte di chi ha commesso il reato.
Il dialogo prevede l’intervento di un mediatore. Le pratiche di mediazione e di comunicazione vittima-carnefice sono strumenti riparativi utilizzati in tutto il mondo in risposta a reati contro la persona e il patrimonio commessi da giovani o adulti. Questi metodi vengono adottati in aggiunta o al posto di procedure penali o processi decisionali tradizionali.
Dagli studi è emersa una maggiore efficacia della giustizia riparativa rispetto alle procedure penali nei casi in cui le vittime riferiscono un bisogno di espressione e chiusura, specialmente per i reati più gravi. In queste situazioni, sebbene un simile confronto rappresenti un’operazione complessa per la vittima, emerge comunque la volontà di procedere in tal senso. Il progetto ha analizzato le complessità legate a questo tipo di interventi e i motivi alla base delle scelte dei soggetti coinvolti. I partecipanti, provenienti dal Belgio e dal Regno Unito, ovvero paesi caratterizzati da sistemi giudiziari diversi, sono stati intervistati all’inizio e alla fine dell’intervento riparativo.
Dallo studio sono emerse differenze minime in termini di motivazione, mentre uno dei principali risultati consisteva nella scoperta che le vittime apprezzavano l’opportunità di comunicare con i relativi carnefici. Ciò consentiva loro di avere una migliore percezione della giustizia non solo per se stessi, ma anche per i criminali e la società intera.
I risultati del progetto sono stati divulgati tra i professionisti della giustizia riparativa grazie all’organizzazione di una serie di workshop in Belgio e nel Regno Unito e tra gli esponenti del mondo accademico attraverso conferenze e incontri. Lo studio illustra i motivi che spingono le vittime di reati ad accettare di partecipare a interventi di giustizia riparativa. Questo strumento consente infatti di trasformare la sofferenza in qualcosa di costruttivo non solo per se stessi ma anche per gli altri.