Uno studio appena pubblicato sul
“British Medical Journal” conferma l’esistenza di un legame tra l’istruzione e l’accumularsi di “placche” e “gomitoli” di proteine deformate, che porta alla morte graduale di cellule cerebrali, una caratteristica della malattia di Alzheimer.
Le cause della malattia sono ancora in gran parte sconosciute e lo sviluppo di trattamenti farmacologici è stato caratterizzato da deludenti ritardi. L’attenzione si sta quindi spostando verso il tentativo di capire come ridurre il numero di casi affrontando i fattori di rischio prima che la malattia si sviluppi. Questo potrebbe portare a qualche successo: la ricerca condotta dal
Cambridge Institute of Public Health ha mostrato che l’incidenza dell’Alzheimer sta diminuendo nel Regno Unito, probabilmente grazie al miglioramento dell’istruzione, alla riduzione del fumo, a una dieta migliore e a più esercizio fisico.
Quest’ultimo studio, intitolato “Determinare quali fattori di rischio potenzialmente modificabili, come fattori socioeconomici, legati a stile di vita/dieta, cardiometabolici e infiammatori, sono associati alla malattia di Alzheimer” ha coinvolto 17 008 malati di Alzheimer e 37 154 soggetti di controllo. Ha preso in considerazione 24 fattori di rischio potenzialmente modificabili.
I tradizionali studi di osservazione hanno mostrato regolarmente che un livello basso di istruzione è associato a un aumento del rischio e si stima che il 10 % dei casi sono potenzialmente attribuibili a un basso livello di istruzione.
Le prove inconcludenti degli studi tradizionali di osservazione indicano che i seguenti sono fattori di rischio: obesità, ipertensione e colesterolo alto durante la mezza età. diabete, fumo, basso livello di vitamina D e concentrazioni di folato, iperomocisteinemia (un livello alto in modo anormale di omocisteina nel sangue) e alte concentrazioni di proteina C reattiva (una proteina di fase acuta che serve come segno precursore di infiammazione o infezione). Attività fisica, una dieta sana, un consumo di alcool moderato e il consumo di caffè sono associati a una riduzione dei rischi.
I ricercatori, in parte sostenuti per mezzo del progetto COSTREAM, spiegano che i dati a disposizione sono in gran parte inadeguati poiché gli studi di osservazione in generale si basano su informazioni auto-riportate. Sono suscettibili di dubbi riguardo la relazione tra causa ed effetto. I dati di sperimentazioni randomizzate sono inconcludenti.
Aggiungere nuove informazioni al dibattito
I ricercatori hanno suddiviso i rischi in categorie: socioeconomici, legati allo stile di vita e alla dieta, cardiometabolici e infiammatori. Hanno studiato varianti genetiche che facevano salire il rischio di una serie di fattori di rischio ambientali per vedere se questi erano più comuni nei 17 000 pazienti affetti da Alzheimer. I risultati hanno mostrato un’associazione più forte con varianti genetiche che prevedono risultati più alti nel campo dell’istruzione.
“Questo prova in modo più sostanziale la tesi secondo la quale l’istruzione è associata a una riduzione del rischio di contrarre la malattia di Alzheimer,” dice il primo autore dello studio, la dott.ssa Susanna Larsson, “Suggerisce che un miglioramento dell”istruzione potrebbe avere un effetto significativo sulla riduzione del numero di persone che soffrono di questa malattia devastante.”
Il modo in cui l’istruzione riduce il rischio di Alzheimer è incerto ma potrebbe riguardare la cosiddetta “riserva cognitiva”, l’abilità di richiamare reti cerebrali alternative o di usare strutture o reti del cervello normalmente non usate, al fine di compensare l’invecchiamento del cervello. Altre ricerche hanno mostrato che la stessa quantità di danno nel cervello è associata a Alzheimer meno grave e meno frequente in persone che hanno ricevuto più istruzione, il che potrebbe sostenere tale teoria. I dati indicano il fatto che l’istruzione, che aiuta a migliorare i collegamenti del cervello, potrebbe incrementare la riserva di reti cui il cervello può continuare ad attingere.
COSTREAM (Common mechanisms and pathways in Stroke and Alzheimer''s disease) riunisce epidemiologi, genetisti, radiologi e neurologi che ricercano le somiglianze tra le due malattie, le quali hanno patogenesi sovrapposte. Il team sta sfruttando la sua vasta rete al fine di collegare diverse grandi collezioni di dati e associare nuove strategie analitiche con tecnologie emergenti nel campo della genomica, metabolomica e risonanza magnetica del cervello.
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