Definito «enigmatico», un gruppo di cavalli nordamericani del Pleistocene era stato fino ad ora identificato come una specie diversa. Ora, studi sui mitocondri e sul genoma nucleare parziale sostengono l''idea che sia esistita una sola specie, appartenente ad un nuovo genere.
In alcuni fossili di ragno conservati nell’ambra per circa 100 milioni di anni è stata scoperta una coda del tipo ora presente negli scorpioni.
L''empatia incoraggia il comportamento prosociale, mentre un deficit di empatia è stato collegato a disturbi psicologici. Esaminando ulteriormente i meccanismi coinvolti, nuove ricerche sperano di offrire un''analisi dei rischi e un trattamento migliore per i comportamenti antisociali.
Un team di chimici con sede a Monaco di Baviera ha dimostrato che l''alternanza di condizioni umide e secche sulla Terra delle origini sarebbe stata sufficiente per dare inizio alla sintesi prebiotica dei nucleotidi dell''RNA presenti in tutti i domini della vita.
Vecchio adagio? Leggenda metropolitana? In ogni caso il detto “Non si è mai a più di due metri di distanza da un ratto” tende a far si che le persone si guardino intorno con nervosismo. Da quando i nostri insediamenti hanno dato ai ratti l’ambiente di cui avevano bisogno per prosperare, combattiamo per ridurne il numero – per lo più senza risultato.
Dal guardare avidamente serie TV, fino ai genitori che raccontano ai figli le storie della buona notte, il potere della narrativa ci affascina sin dai tempi più antichi. Ma perché? In termini evolutivi non sarebbe meglio impiegare questo tempo per procurarsi da mangiare?
Un nuovo studio suggerisce che furono i parassiti dell’uomo i responsabili della diffusione della peste e che i ratti potrebbero avere ingiustamente una cattiva reputazione!
Una ricerca condotta su larve di cozze a un giorno di età studia l’effetto del cambiamento climatico sullo sviluppo del guscio, con potenziali applicazioni per l’acquacoltura e la biotecnologia.
Studi su animali ed esseri umani indicano che l’impatto di un trauma vissuto dalle madri influenza lo sviluppo della prole, ma una nuova ricerca sta scoprendo che questo è anche codificato nel DNA delle generazioni successive.
Creando la mappa cerebrale di oltre 800 persone, gli scienziati hanno scoperto collegamenti positivi tra il modo in cui ci comportiamo e lo svolgimento delle funzioni da parte della memoria di lavoro.
Uno studio sostenuto dal progetto SPACERADARPOLLINATOR, finanziato dall’UE, rivela i ruoli che l’esperienza visiva, l’apprendimento visivo e l’attività di foraggiamento, hanno sulla struttura neurale dei bombi.
La distribuzione della ricchezza può dirci molto di una società, ma quando si tratta di civiltà preistoriche, la carenza di informazioni scritte rende tutto più difficile. Una nuova ricerca si basa sulla dimensione delle abitazioni per tracciare la disparità di ricchezza, con esiti interessanti.
Probabilmente sin dall’alba dei tempi le donne alzano le braccia in segno di disperazione quando gli uomini insistono di essere vittime della terribile “influenza maschile” e stanno a letto per giorni gemendo e lamentandosi del loro destino. Adesso però uno scienziato canadese sostiene che l’influenza maschile esiste e propone possibili spiegazioni del perché.
I meccanismi di volo e di lotta innescati da una reazione allo stress diminuiscono con l’età? E se è così, c’è differenza tra l’invecchiamento biologico e quello cronologico? Una nuova ricerca risponde a questi interrogativi.
I risultati del più grande studio sulle dimensioni corporali degli ominidi, che ha usato 311 esemplari risalenti da 4,4 milioni di anni fa fino agli esseri umani moderni comparsi dopo l’ultima glaciazione, mostrano tendenze di cambiamento inaspettate.
Nel 2016 un team di scienziati internazionali ha fatto notizia, visto che intendeva risolvere il mistero dello yeti himalayano, usando campioni di DNA raccolti da testimoni locali nel corso degli anni. Le loro conclusioni sono state appena pubblicate, e sono una fredda e dura verità per chi crede nello yeti: i campioni appartenevano in realtà a differenti tipi di orso e… a un cane.
Le antiche incisioni recentemente scoperte in grotte del deserto saudita costituiscono le prime testimonianze di cani tenuti al guinzaglio.
Un nuovo studio rivela che nanostrutture sulla superficie dei petali dei fiori fanno disperdere le particelle di luce, donando ai fiori quello che i ricercatori hanno chiamato un “alone blu”.
Una nuova ricerca mostra che gli esseri umani potrebbero aver sviluppato la paura per i ragni durante l’evoluzione.
Quando le cellule sono in pericolo, per esempio per un’infezione virale, speciali sensori si attivano per mettere in moto il sistema immunitario. Adesso nuove tecniche genetiche ci permettono di capire meglio come funziona questo meccanismo di risposta.
La malattia di Alzheimer è associata a una grande varietà di sintomi, normalmente osservati nel comportamento e nelle azioni dei pazienti, quindi è difficile fornire cure efficaci e tempestive. Un progetto finanziato dall’UE ha contribuito alla cattura di immagini che mostrano i cambiamenti in un cervello affeto da Alzheimer, in stadi diversi, con una promessa per la diagnosi e la cura in futuro.
Con circa 100 milioni di gatti domestici che secondo le stime vivono in Europa, si tratta molto probabilmente dell’animale domestico più diffuso. Eppure, nonostante l’evidente incentivo a massimizzare il benessere sia per i nostri amici felini che per noi stessi, pochissima ricerca è stata effettuata sulla loro iniziale socializzazione – fino ad ora.
Non molto tempo fa era normale che i microscopi non fossero in grado di vedere immagini più piccole di 200 nanometri. Il campo della nanoscopia, nato da relativamente poco tempo, ha affrontato questa situazione, con il progetto NANOSCOPY finanziato dall’UE a fare da apripista.
La cheratite da acanthamoeba (AK) è una malattia relativamente sconosciuta che colpisce meno di 0,1 su 10 000 cittadini dell’UE. Le prove però suggeriscono che la sua incidenza è in aumento. Anche se il mercato è troppo piccolo per le società farmaceutiche, un consorzio finanziato dall’UE è riuscito a condurre uno studio clinico di fase 1 sul PHMB come cura per l’AK, che potrebbe prevenire una disabilità visiva permanente o la cecità nei pazienti.
Si sa che la varietà di microbi che si trova nelle fattorie protegge i bambini dall’asma e dalle allergie. Gli immunologi adesso hanno scoperto che gli animali da fattoria forniscono una protezione anche contro l’infiammazione del tessuto polmonare e questo potrebbe permettere nuovi trattamenti.