Antibiotici sì o no? Un metodo migliore per diagnosticare un’infezione potrebbe presto aiutare i medici a decidere

I ricercatori hanno trovato un nuovo modo per diagnosticare e gestire i pazienti con febbre. Come? Attraverso nuovi biomarcatori in grado di distinguere tra infezione batterica e infezione virale.

Il motivo più comune per cui i genitori richiedono assistenza medica per i loro figli è la febbre. Ma solo una piccola percentuale (5-10%) di questi casi la febbre è causata da un’infezione batterica pericolosa per la vita. Il più delle volte la malattia febbrile, ovvero causata da febbre alta, è provocata da un’infezione virale che si sviluppa senza necessità di alcun trattamento antibiotico. Tuttavia, poiché non ci sono esami affidabili, a molti bambini sono inutilmente somministrati antibiotici, che vengono utilizzati per il trattamento di infezioni batteriche piuttosto che virali.

L’inadeguatezza degli attuali metodi utilizzati per identificare un’infezione batterica costituisce un grave problema per gli operatori sanitari di tutto il mondo. Allo stato attuale, i medici rilevano la presenza di batteri attraverso colture di sangue, urina o liquido spinale. Tuttavia, molti di questi esami non sono né molto sensibili né molto specifici. Inoltre, poiché i risultati delle colture batteriche richiedono almeno 48 ore prima di essere disponibili, la decisione sulla somministrazione o meno di antibiotici è già stata presa a quel punto.

È con lo scopo di migliorare la diagnosi e la gestione dei pazienti febbrili che è stato lanciato il progetto PERFORM, finanziato dall’UE, applicando nuovi metodi per identificare i biomarcatori nel sangue dei bambini con febbre. Il loro scopo è quello di distinguere con precisione l’infezione batterica da quella virale.

Identificare l’infezione attraverso geni e proteine

Per raggiungere questo obiettivo, il team del progetto sta sviluppando una vasta biobanca con campioni di precedenti studi finanziati dall’UE sommati a migliaia di nuovi casi provenienti da paesi europei e dall’Africa occidentale. Anziché essere utilizzati per identificare i batteri che causano la febbre, i campioni di biobanche vengono utilizzati per identificare il modello di geni e proteine ​​attivati ​​dall’infezione. Utilizzando questo modello, il team identificherà una «firma» che distingue l’infezione batterica da quella virale. Quello che si rivelerà più preciso tra i biomarcatori sarà quindi valutato nei pazienti febbrili in diverse strutture sanitarie in tutta Europa.

Si tratta del più grande studio di espressione sull’acido ribonucleico del genere fino ad oggi, il cui ulteriore obiettivo è quello di distinguere le infezioni da cause infiammatorie di febbre. Il progetto condurrà anche uno studio osservazionale sulla gestione dei bambini affetti da malattie febbrili. Attraverso questa comprensione unica sul modo in cui i bambini con febbre sono gestiti in Europa e nell’Africa occidentale, lo studio servirà da guida per i futuri ricercatori su come migliorare la gestione.

Migliorando i metodi per diagnosticare l’infezione batterica e gestire i pazienti febbrili, PERFORM intende in ultima analisi a ridurre l’inutile somministrazione di antibiotici nei bambini affetti da infezione virale. Ciò contribuirà agli attuali sforzi globali per contrastare la resistenza antimicrobica, che è diventata una minaccia sempre più grave per la salute globale.

Nel corso dei suoi 5 anni, PERFORM (Personalised Risk assessment in febrile illness to Optimise Real-life Management across the European Union) creerà un piano di gestione completo per i bambini che soffrono di febbre. Il piano dovrebbe essere implementato nei diversi sistemi sanitari europei e collegherà sofisticati nuovi approcci genomici e proteomici alla fenotipizzazione clinica.

Per ulteriori informazioni, consultare:
sito web del progetto PERFORM

pubblicato: 2018-09-21
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